Il breriano doc Gabriele Moroni, giornalista padano di lungo corso, ha fatto un grande lavoro biblio/storico/documentale per dare alle stampe con la vicentina Neri Pozza l’autobiografia postuma ‘Non ho tradito nessuno’ (352 pagine, 13,50 euro) proprio nell’anno del centenario della nascita di Fausto Coppi (1919-2019). Moroni, inviato del glorioso “Il Giorno”, ha ordinato e catalogato gli scritti che il Campionissimo scrisse di proprio pugno negli anni Cinquanta su periodici e quotidiani, italiani e francesi. Ed ecco in libreria un’autobiografia curata con passione che mette in luce una dote del più grande ciclista italiano di tutti i tempi: saper raccontare la propria vita.
Moroni guida dunque l’uomo di Castellania (Al) attraverso eventi ed episodi in parte poco conosciuti. Con le parole di Fausto ripercorriamo vicende ed emozioni, da quando faceva il garzone di bottega a come è diventato atleta prima e campione poi. Anzi, Campionissimo. Davvero coinvolgente il racconto del Giro d’Italia 1940 che lo rivelò al mondo e poi il Giro di Toscana 1941 nel quale – udite, udite – secondo Fausto nacque davvero la rivalità con Ginettaccio Bartali.
E poi ci sono il record dell’ora al Vigorelli di Milano, il viaggio in bici da Napoli a Castellania (che quest’anno vedrà transitare il Giro, ndr) durante una licenza militare, il trionfo al Tour del ’49 e soprattutto quello del ’52 considerata una vera impresa da lui stesso. E poi curiosità e retroscena, come le ‘fughe’ dagli alberghi, le richieste di non andare al Tour con Bartali, la delusione del Mondiale 1948 a Valkenburg («avvertii un senso di umiliazione» scrive Fausto).
Non mancano alcune inedite critiche al ciclismo: «… di 7 Mondiali che ho corso, ne ho vinto soltanto uno, nemmeno il migliore per me: ma non è giusto assegnare l’iride con una prova soltanto» scriveva il Campionissimo. E ancora l’uso di una terminologia quasi breriana perchè condita di neologismi pittoreschi: la maglia gialla diventa infatti il ‘paletot’ e la bicicletta (l’Anticavallo del Gioann, suo coetaneo e amico) è ‘la macchina’ su cui salire.
E’ dunque un Coppi che parla in prima persona, quindi non di aspetti tormentati come la storia con la Dama Bianca. Ma è un “difetto” che per un vero appassionato non andrebbe neppure segnalato. E Moroni – senz’altro – non ne ha colpa.
Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 08:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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