L’ultimo libro di Gabriele Moroni sui fatti di nera che hanno fatto storia cita due vicende orobiche ancora avvolte dal mistero.
Il vampiro e il fuggiasco leggendario
Verzeni,lo strangolatore cannibale di Bottanuco, e Pianetti, il serial killer di San Giovanni Bianco
Sono tutte pagine di cru-da realtà e nulla è frutto di fantasia. Omicidi da serial killer, morti misteriose, rapimenti, crimini nefasti. Per fortuna ad abbassare la tensione ci sono anche vicende di furti, truffe e persino le combine del mondo del calcio già negli Anni ‘20. Un viaggio nelle cronache nere che hanno fatto storia (anche a Bergamo), quello di Gabriele Moroni, in libreria con «Delitti e vecchi merletti» (Mursia, pp. 236, euro 16) – dove il giornalista torna su casi tristemente famosi. Anche se accaduti tra la fine del ‘700 e l’inizio del ‘900, ricostruiti con minuziosi particolari attinti da testimonianze, memoriali, atti pro-cessuali, quei fatti lontani non sono poi così diversi da quelli che capitano ancora oggi. Forse ha ragione Sandro Neri nella prefazione a scomodare Simone Weil prendendo a prestito dal suo commento al «Padre Nostro» la frase: «Non possiamo attaccarci al passato senza attaccarci ai nostri delitti». Di certo non sono pochi i casi che assumono la valenza di precedenti inquietanti.
Nella sua antologia che alterna capitoli ora nel segno del «giallo», ora del «noir», Moroni indaga su un campionario da brivido. Ecco i pastorelli sbranati nell’estate del 1792 nelle campagne attorno a Milano da un lupo antropofago (presto trasformato dall’isteria collettiva in un essere demoniaco da combattere persino con tridui di preghiera). Ecco la presunta uccisione per strangolamento della donna dell’Eroe dei due Mondi, Anita Garibaldi (a sostegno della tesi l’esito dell’autopsia del medico Luigi Fuschini). Ecco omicidi vuoi di carattere politico (come quello del generale Alberto Pollio, sostenitore dell’alleanza con gli Imperi centrali, morto in un albergo torinese in circostanze oscure, la notte tra il 30 giugno e l’1 luglio 1914, tre giorni dopo l’attentato di Sarajevo), vuoi di carattere do-mestico e politico (come il matricidio compiuto da Renzo Pettine figlio di Erminia Ferrara, una Madame Bovary del tempo soprannominata anche la «contessa del Viminale»), ecc., oltre a diverse morti (di un sagrestano, di un campio-ne sportivo, di un pensionato, di un soldato pacifista) con pa-recchi interrogativi irrisolti. Soprattutto, però, troviamo qui due casi da manuale «ma-de in Bergamo».
Quello del «vampiro di Bot-tanuco» Vincenzo Verzeni, uno dei più celebri serial killer della storia, un assassino sospettato da tempo, ma che non venne fermato. Conosciuto nella realtà di un paesino…(continua)
Commenti recenti